02/12/2012

RU-486 “Non fatevi ingannare”

La pillola abortiva RU 486 non è tanto un’alternativa dolce all’intervento chirurgico. Le pillole da prendere, in realtà, sono due: con la prima (il cui componente è il “mifepristone”)  si uccide il feto, con la seconda (Misoprostolo), da assumere due giorni dopo, si causano le contrazioni necessarie per la sua espulsione.
Questo sistema per provocare l’aborto chimico viene spacciato come un metodo più semplice e psicologicamente accettabile di quello chirurgico. Un metodo più moderno, meno invasivo.  In realtà l’esperienza di molte donne che sono ricorse alla RU486 racconta un’altra storia.

Ecco una testimonianza diretta:
Dopo che hai ingoiato la prima pillola, sai che quel giorno stesso tuo figlio morirà, e resterà attaccato lì, morto, dentro il tuo ventre. Il suo cuoricino, che il giorno prima hai ascoltato durante l’ecografìa, smetterà di battere. Per sempre. E’ l’effetto della prima pasticca, che tu devi mettere in bocca da sola, perchè da sola sei lasciata a sopprimere quella vita che tu stessa hai deciso di eliminare.
Lo capisci subito la sera stessa che quel tuo figlio è morto, perchè senti sparire improvvisamente tutti quei segni di gravidanza che le donne ben conoscono primo fra tutti il seno più turgido, e quella piccola tensione del basso ventre tipica dei primi mesi di gravidanza.
Poi viene il momento peggiore: quello dell’attesa. Devi aspettare tre lunghi giorni durante i quali continui a fare quello che hai sempre fatto, lavorare, camminare, dormire. Hai tempo per piangere e pregare. Ti senti una specie di assassina in libertà.
Dopo quei tre lunghissimi giorni di attesa, devi ripresentarti in ospedale per la seconda pillola. Anche quella pasticca ti viene messa in mano e sei tu che la devi mandare giù. Tu sei l’unica e sola mandante e autrice dell’omicidio, quello di tuo figlio mai nato, ed hai una grande sensazione di solitudine.
Vieni pervasa dall’arrivo dei dolori fisici, contrazioni uterine necessarie per il distacco del feto..... il dolore si fa sempre più forte, le contrazioni più lunghe e questo avvenimento orribile, nauseante, insopportabile. Poi, tutto è finito, l’ecografia finale trasmette l’immagine del tuo utero non più “abitato” ma vuoto.. più nessun battito galoppante, solo il silenzio della morte. E un infinito, straziante senso di colpa.
Questa non è una creatività letteraria ma la testimonianza di una mia collega, avvocatessa trentaquattrenne che ha deciso di ricorrere all’aborto chimico nella Regione Toscana cinque anni fa, quando la RU 486 era somministrata in via sperimentale”.

Fonte: Associazione “Onora la Vita”

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