Uno dei campi di battaglia, tanto per chi difende la vita, quanto per chi la combatte è senza dubbio quello della comunicazione. Lo dimostrano i tanti manifesti che, specialmente negli ultimi anni, sia gli abortisti che i pro life affiggono per sensibilizzare la popolazione.
Da Life News ci giunge ora la notizia di un nuovo grande manifesto comparso nella piccola città texana di Waskom con su scritto: «L’aborto è libertà» e l’indirizzo del sito needabortion.org. Si noti che, per via della Giornata dell’Indipendenza, quella strada sarà molto trafficata e il manifesto potrà essere visto da molti, specialmente per far pubblicità a chi, nella confinante Louisiana, vuole abortire e non può farlo, a causa della legislazione che vieta l’aborto dopo il primo battito cardiaco.
Bel business, quindi, per le cliniche abortiste di Waskom, che moltiplicherebbero, così, il loro “lavoro” e, soprattutto, le loro entrate, sulla pelle di donne e bambini. Guardando, però, al messaggio del manifesto, sorgono spontanee alcune domande. Anzitutto, se l’aborto fosse “libertà”, la maternità cosa sarebbe, una schiavitù? E poi, l’aborto è libertà da cosa? Un figlio è forse una minaccia, qualcuno da cui dover essere liberati?
Una donna che ricorre all’aborto per le più disparate difficoltà nel tenere con sé il bambino, se non viene aiutata da nessuno, sarebbe davvero “libera” di abortire? Non è, piuttosto, “;costretta” all’aborto? È “libera” di abortire una donna che non viene informata sulle gravissime conseguenze che questa pratica può arrecare alla sua salute fisica e psichica?
In ultima analisi, resta una constatazione. A differenza di un manifesto abortista, come quello di cui abbiamo parlato, che esprime un’opinione, manifesti pro life come quello di ProVita, si limitano a mostrare una verità: «Tu eri così».
E se tale verità è stata tanto calunniata è per una sola ragione: perché è scomoda.
Luca Scalise
Fonte: Life News