Tre mesi fa è morto, in Canada, a 39 anni, Scott Routely: trattato come un essere umano, una persona vera. Che c’è di strano? Scott Routely era in “persistente stato vegetativo”.
La definizione è tale che molti, con troppa facilità liquidano casi del genere come ” vegetali”, quindi “non – persone”.
Routeley era entrato in coma 12 anni fa, a seguito di un incidente stradale.
I genitori erano convinti che il loro figliolo ” ci fosse”, ma i medici non li credevano.
Fosse stato per i medici, avrebbero tranquillamente avviato la procedura di “eutanasia” (tra virgolette perché non è affatto una bella morte) per disidratazione, come accaduto alle povere Terri Schiavo e Eluana Englaro. La scusa è sempre “umanitaria”: poverino, quanto soffre!
Invece, grazie a delle complesse apparecchiature all’avanguardia, un giorno Routely ha “comunicato” con i medici che lui non provava alcun dolore. Di fronte a ciò i genitori hanno potuto continuare a trattarlo con la dignità che va riservata a ciascun essere umano, finché Scott non si è spento, serenamente e dignitosamente, nel settembre scorso.
di Francesca Romana Poleggi