Chi chiede la legalizzazione del suicidio assistito ne ignora le conseguenze, spesso colpevolmente.
Per esempio, non si tiene conto di coloro che restano, quando un parente o un amico si toglie la vita.
Per ogni suicidio, ci sono 6 - 10 superstiti che devono elaborare il lutto, secondo Shneidman (1972). Persone che hanno subito una perdita per suicidio. Un numero significativamente più elevato rispetto al numero dei deceduti per suicidio. Una stima più recente calcola che dietro ogni suicidio vi siano circa 135 persone.
Perciò è stato lanciato un hashtag (#not6), per sensibilizzare le persone al grande impatto che il suicidio ha nei confronti di chi resta. Sia coloro che avrebbero voluto impedire il suicidio e non hanno potuto, sia coloro che hanno "aiutato" la persona a morire. Possiamo esser certi che con il tempo non sopraggiunga il rimorso?
Attualmente i superstiti a un suicidio costituiscono la più grande comunità di pazienti nell'area della salute mentale connessa al suicidio.
Quindi, dopo il 10 settembre, in cui si celebra la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, è stata istituita la Giornata Internazionale dei Superstiti a un Suicidio - che ricorre ogni anno il terzo sabato del mese di novembre.
Quest'anno il 19 novembre rappresenta uno spazio di condivisione e di incontro sul tema della perdita.
In un webinar che si tiene oggi tra le 10 e le 13, molti clinici e ricercatori evidenzieranno il ruolo centrale, nell'elaborazione del lutto, della “costruzione di senso” attraverso interventi che mettano al centro il dolore, la colpa, lo stigma e molte altre dimensioni a cui sono esposti i sopravvissuti alla perdita. Il webinar è promossa dal professor Maurizio Pompili, delegato dall’American Foundation for Suicide Prevention.
Ed è proprio da una riflessione come questa che è necessario ripartire, risollevarsi e superare la crisi in cui versa chi ha perso una persona cara per suicidio, assistito o non assistito.
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