Quando in California era in corso il dibattito per la legalizzazione dell’eutanasia sotto forma di suicidio assistito, a Jeffrey Davitz, un imprenditore della silicon valley, è stato diagnosticato un tumore al cervello. Siamo nel 2015.
Il tumore cerebrale, letale e aggressivo, un glioblastoma multiforme era in fase avanzata. Gli avevano dato al massimo sei mesi di vita se si fosse subito curato.
Davitz, sostenitore dell’eutanasia, ha pensato subito di chiedere il suicidio assistito e ha preso parte alla campagna per la legalizzazione: non vedeva l’ora di morire per evitare le sofferenze da malato terminale.
Però, nell’attesa, ha cominciato a curarsi e pensava :«C’erano cose che avrei voluto ancora fare, come vedere la laurea di mia figlia. Ero pronto a morire, pensavo, eppure...
Poi – incredibilmente – ho cominciato a migliorare. Stavo diventando sempre più forte. Nelle prime fasi della mia malattia ero troppo debole persino per camminare. Ma la forza ha cominciato a tornare, ho riacquistato l’equilibrio... Ho ripreso a trascorrere dei giorni abbastanza normali, potevo anche lavorare...
Il tumore si era fermato.
Alla fine del programma di cure mi hanno dimesso dall’hospice. Ho festeggiato il 60 ° compleanno di mio fratello con lui, ho partecipato alla laurea di mia figlia, ho visto i miei genitori compiere il loro 72 ° anniversario di matrimonio...
Ho vissuto più a lungo e meglio di qualsiasi previsione.
Improvvisamente mi sono reso conto che se avessi avuto accesso immediato al suicidio assistito avrei perso tutto questo».
Uno dei tanti difetti della legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia è che induce le persone a terminare la loro vita, senza sapere in realtà cosa può accadere. La morte è irreversibile. Le condizioni fisiche e psichiche della persona sono mutevoli. L’ “autodeterminazione” di un momento compromette una vita intera.
Le persone temono una morte dolorosa e temono la sofferenza, ma la legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia non è la conquista del “diritto alla morte”, ma piuttosto dà a qualcun altro il diritto di porre fine alla vita altrui.
Firmare la DAT – se passasse la legge – sarebbe davvero estremamente pericoloso...
Redazione
Fonte: LifeNews