Lo stato australiano del New South Wales ha evitato la legalizzazione dell'eutanasia. I cultori della morte hanno condotto una campagna martellante, con petizione e disegno di legge sostenuto da 28 parlamentari, inclusi membri del governo, e con molti medici che hanno firmato un lettera di supporto.
Il governo e l'opposizione hanno deciso di inviarlo alla Camera alta per un'inchiesta e quindi se ne riparlerà a febbraio. Questo non garantisce che il disegno di legge non sarà approvato, ma almeno per ora l'aura dell'inevitabilità è svanita. Il ritardo darà l'opportunità per ragionare sulla questione.
Il premier Perrottet si era schierato contro le leggi eutanasiche sollevando la contraddizione tra le iniziative volte alla prevenzione del suicidio (come le linee telefoniche dedicate, tipo Lifeline 131 114 o Beyondblue 1300 224 636 e i siti web annessi lifeline.org.au o beyondblue.org.au) e la legalizzazione del suicidio assistito: "ci saranno persone le cui vite meritano di essere salvate e persone che crediamo siano meglio morte?"
Inoltre, se si legalizza il suicidio assistito, i media continueranno a fare pubblicità alle organizzazioni pro vita? I giuristi liberali sostengono sia "meglio 10 colpevoli liberi che un innocente punito ingiustamente". Eppure, nonostante questo, gli innocenti vanno in galera perché il sistema può sbagliare. E se si commette un errore consentendo il suicidio assistito a chi in realtà poteva essere salvato?
"Dobbiamo aiutare quelli tra noi che soffrono durante la loro ora più buia, non spingerli più in profondità nell'oscurità finale", ha concluso Perrottet. Il Nuovo Galles del Sud, dunque, è l'unico stato australiano a non aver legalizzato il suicidio assistito. Speriamo che resista ancora a lungo.
Fonte: Alex Schadenberg blog
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