25/11/2019

Suicidio assistito in Ohio, in aumento l'emulazione

Quando si parla di fine vita, eutanasia, suicidio assistito et similia, sappiamo bene di toccare un tema molto delicato, specialmente perché coinvolge in modo diretto le persone che soffrono e a cui è balenata in testa l’idea di farvi ricorso.

La delicatezza che, in questo campo, sembra essere più indispensabile che necessaria, dovrebbe essere il criterio base per affrontare tale argomento, tenendo sempre conto del fatto che quanto più è vulnerabile l’interlocutore (a causa della situazione di sofferenza che sta attraversando) tanto più facilmente le argomentazioni usate con lui ne determineranno la scelta.

Non stupisce, dunque, che Life News abbia dedicato un suo articolo alla crescita impressionante dei suicidi in Ohio, proprio ora che l’Ohio Nurses Association ha manifestato la sua approvazione nei confronti del suicidio assistito.

Deborah Arms, presidente dell’ONA, si è, infatti, raccomandata di «educare l'opinione pubblica sugli aiuti medici a morire, sostenere la legislazione per proteggere i diritti dei pazienti morenti nel controllare le circostanze e le condizioni della loro morte e fornire risorse e istruzione all'infermiere sul suo ruolo nella cura dei pazienti, riguardo la MAID [Assistenza medica a morire] o qualsiasi forma di limitazione del trattamento».

Insomma, il tutto sembra volto unicamente a spianare, per chi vuol morire, la strada verso la tomba. Ma preoccuparsi di aiutarli a vivere? Di lenire le loro sofferenze? Perché questo non rientra tra gli obiettivi?

Dopotutto, una legge che permette di aiutare una persona a suicidarsi, lancia inevitabilmente un messaggio molto chiaro: chi vuol morire muoia, non è importante per nessuno la sua vita, anzi, meglio aiutarlo a farsi fuori. Il tutto, chiaramente, ostentando l’intento di voler tutelare il diritto all’autodeterminazione dell’aspirante suicida.

E così, con l’andare avanti di questa mentalità, non ci si può meravigliare del fatto che il tasso di suicidi dal 2007 sia aumentato del 45%. «In Ohio, cinque persone muoiono ogni giorno per suicidio, e un giovane muore per suicidio ogni 33 ore». Sono percentuali raccapriccianti. «Il suicidio è la principale causa di morte tra gli ohiani dai 10 ai 14 anni e la seconda causa di morte tra gli ohiani di età compresa tra i 15 e i 34 anni».

Non ci spaventa neanche un po’ questa deriva che la cultura della morte ha indotto nella società?

Di fronte a tali dati sconcertanti, risulta evidente quanto da sempre Pro Vita e Famiglia ha affermato: dietro ogni richiesta di morte c’è un grido inespresso che implora aiuto a vivere. Ma se la nostra risposta alla sofferenza è il suicidio, chi è nel dolore rimane da solo, con quest’unica, tragica opzione.

 

di Luca Scalise
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