Quando paragonavamo eutanasia e suicidio assistito a una “strage di depressi” ed a una forma di «smaltimento del paziente sofferente» non esageravamo affatto.
Abbiamo parlato più volte di come i Paesi in cui il suicidio assistito è legale non stiano perdendo occasione di praticarlo, neanche in questo tempo di emergenza sanitaria per via del coronavirus, attraverso l’uso della telemedicina.
Essa, anzi, ne sta decisamente facilitando le modalità ed i tempi, facendo sì che pian piano l’obiettivo di garantire la “morte su richiesta” diventi raggiungibile per tutti. Già vediamo come si stiano estendendo sempre di più in vari Paesi le condizioni di legalità del suicidio assistito, fino ad arrivare a permetterlo per gente semplicemente depressa.
Ma tra gli aspetti peggiori di ciò v’è indubbiamente il fatto che la morte indotta sia spacciata per qualcosa di buono, compassionevole, che possa coinvolgere in modo attivo la famiglia degli aspiranti suicidi, come se si trattasse di un atto di carità verso questi ultimi.
Come leggiamo in un articolo di Tempi, a proposito di quanto ha spiegato a riguardo Anita Hanning, docente di antropologia all’Università di Brandeis in Massachusetts, «le leggi sul suicidio assistito di fatto non richiedono la presenza di un medico o di un operatore sanitario al momento della morte, solo che due medici valutino indipendentemente la richiesta del paziente». Le famiglie possono assumere «un ruolo attivo, a partire dal miscelare i quattro farmaci» necessari per realizzare il cocktail letale, «per assistere davvero e fino all’ultimo un malato».
Insomma, vediamo chiaramente come si stia imponendo una visione “caritatevole” del suicidio assistito, che tutto è tranne che vera. Il malato, il disabile, il sofferente, il depresso nel momento del dolore ha bisogno che lo Stato, la società e soprattutto i propri cari lottino per lui, per farlo sentire amato, voluto, accolto così com’è, per non farlo sentire mai un peso inutile e per garantirgli tutta l’assistenza e le cure di cui necessita.
Solo questa è vera compassione.