Poco tempo fa abbiamo riportato la testimonianza di un omosessuale insoddisfatto, anzi decisamente disgustato dalla vita gay, dall’omosessualismo e dalla comunità LGBT.
Tra le altre cose, quel giovane criticava come, nella ricerca di rapporti sessuali, occasionali, votati esclusivamente al godimento effimero e sfrenato dell’altro, “sembra che ci sia una ossessione per il rischio, e tanti gay scherzano col fuoco”.
Questa “ossessione per il rischio” ben si sposa con la pratica del “bugchasing” (letteralmente “caccia, o ricerca, del virus”) che è stata oggetto di una puntata de “Le Iene”. L’argomento è stato rilanciato da diverse testate come Il Giornale.
Ci sono persone che cercano (e pagano) il sesso con un sieropositivo, principalmente per non aver più il problema, la preoccupazione, di poter essere contagiate. C’era persino un sito internet ( www.bugchaserspersonals.com) che veniva usato per far incontrare la domanda e l’offerta di questa folle mercanzia.
Il ragionamento è cinico, assurdo, autodistruttivo. E per quanto sia una pratica che prescinde dall’orientamento sessuale, è comunque molto più diffusa nella comunità LGBT.
E’ comunque – a prescindere dagli orientamenti sessuali – segno del malessere dei tempi in cui viviamo, se perdiamo il filo conduttore della natura, dell’ordine, dell’auto-disciplina.
Se non riscopriamo la dimensione vera e bella del corpo e del sesso, come qualcosa che completa un rapporto oblativo, d’amore, esclusivo e definitivo, se continuiamo a praticare sesso con chiunque e comunque, solo per piacere, solo per usare (e abusare) di sé e dell’altro, prima o poi tutti come Luis, l’omosessuale della testimonianza di cui sopra, arriveremo a pensare:
” Questa vita inizia a sembrarmi una specie di morte che ribolle piano piano a fuoco basso, e non la trovo più attraente come una volta. ...
una immoralità diabolica ti porta alla distruzione quotidiana. Non ne vale la pena, non più”.
Oppure, per la disperazione, possiamo cominciare ad andare a “caccia di virus”.
Francesca Romana Poleggi