Il “popolo della morte” certamente non apprezzerà questa storia. E’ stata diffusa la notizia di un bambino di due anni che è emerso da uno stato vegetativo persistente (PVS) grazie ad un trattamento con cellule staminali di cordone ombelicale
I medici affermano di aver curato, per la prima volta con successo, con cellule staminali un bambino (L.B.) in stato vegetativo. Appena poche settimane dopo essere stato curato con un trattamento intravenoso di cellule staminali provenienti dal sangue del cordone ombelicale, i sintomi di un bambino – che era caduto in stato vegetativo dopo un attacco di cuore – sono migliorati considerevolmente. In pochi mesi potrebbe parlare e muoversi.
Quando a una persona è diagnostica la PVS, vuol dire essenzialmente che non esiste più alcuna possibilità di recupero significativo. In questa particolare situazione, i medici curanti credevano che il bambino non si sarebbe mai ripreso dalla sua condizione.
Perché questa notizia è così importante? Per me e per la mia famiglia, è importante perché convalida che il trattamento con cellule staminali adulte, piuttosto che il tanto strombazzato trattamento con cellule staminali embrionali, continua a fare enormi passi in avanti nell’aiutare i malati. Nel caso di mia sorella Terry Schiavo, aiuta la contesa della mia famiglia ponendo la domanda: perché stiamo deliberatamente uccidendo persone con questi tipi di lesioni cerebrali, quando nessuno può prevedere gli sviluppi della ricerca medica?
Forse più importante ancora è che tutto questo sottolinea i pericoli potenziali della letale diagnosi PVS e, volendo, anche la necessità che venga abolita. Oltre alla maniera in cui la parola “vegetativa” disumanizza in sé una persona, dovremmo considerare l’uso della diagnosi di PVS come ragione per uccidere i nostri fratelli e sorelle i cui cervelli sono stati lesionati – e porre fine a tutto questo.
Alcuni retroscena sulla diagnosi di PVS. Anzitutto [negli USA, n.d.t.] essa è completamente soggettiva, lasciato alla discrezione del/dei medico/i che esaminano il paziente. Non dovrebbe costituire una sorpresa il fatto che negli anni recenti, numerosi studi hanno trovato che più del 40% dei pazienti cui era stata diagnostica la PVS, nei fatti, non ne erano affetti. Possiamo allora capire perché difficilmente, se non mai, si apprenda dai mass media principali che la diagnosi di PVS è usata come criterio – ogni giorno – per giustificare l’uccisione di pazienti nella situazione in cui era mia sorella. Immaginate una diagnosi usata per uccidere i nostri cari più vulnerabili, e vicina ad un margine di errore del 50%.
Per la verità, quanti di noi comprendono che era l’antiscientifica diagnosi di PVS che era stata usata dal giudice nel caso di Terri, dal giudice George Greer, per stabilire che era “giusto” uccidere Terri?
Infatti, fino ad oggi, i mass media si appoggiano su questa diagnosi da PVS per dare motivazione razionale alla barbarica deidratazione e morte per inedia di Terri e di altri, uccisi per la medesima ragione.
Noi amavamo Terri indipendentemente dal fatto se si sarebbe mai ripresa dalla sua lesione, e la mia famiglia contestò che Terri non era in uno stato PVS. Soprattutto dopo che iniziò ad articolare parole, dopo la riabilitazione e la terapia che stava ricevendo. Per tacere il fatto che numerosi neurologi e specialisti credevano che Terri non fosse in uno stato PVS, e che avrebbe potuto recuperare con una terapia appropriata e la tecnologia medica già disponibile quand’era ancora in vita.
Ora, con questo nuovo sviluppo delle staminali adulte evidenziato dalla vicenda di L. B., le persone come Terri, con questo tipo di lesioni cerebrali profonde – e ci sono stime secondo le quali nei soli Stati Uniti fino a duecentomila individui versano in simili condizioni – potrebbe essere aiutati nel loro recupero. E possiamo solo immaginare dove Terri potrebbe essere oggi, con l’aiuto della medicina moderna.
Dopo essere andato in arresto cardiaco nel novembre del 2008, L.B. rimase paralizzato, con gravi danni al cervello e in stato vegetativo. I medici avevano avvertito i suoi genitori che le sue possibilità di sopravvivenza erano minimali.
Beh, i medici avevano torto. Quante volte sentiamo questa frase? E non avevano sbagliato di poco, giacché L.B. ha fatto incredibili passi in avanti dopo il trattamento con cellule staminali del cordone ombelicale, e dopo soli due mesi dal trattamento. Ora, trascorsi tre anni, è migliorato ancora di più.
Dopo circa 40 mesi dal trattamento , il bambino riusciva a mangiare da solo, a camminare con qualche aiuto e formare frasi di 4 parole.
Che cosa potrà fermare l’utilizzo strumentale della diagnosi da PVS come ragione per uccidere i nostri cari indifesi? Lo sento tutte le volte, “non c’è possibilità di miglioramento significativo” o “chi vorrebbe vivere in questa maniera?”… Ma queste sono frasi che denunciano la crescente mentalità contro la vita. Il caso di mia sorella dimostra chiaramente i pericoli di questo modo di ragionare. Il fatto è che se Terri fosse viva oggi, avremmo potuto provare ad aiutarla, a prescindere dai risultati della terapia – amare una persona in maniera incondizionata, infatti, è quello per cui alla fine saremo giudicati.
Traduzione a cura di Marco Casna
Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeNews in lingua inglese
di Bobby Schindler