Si avvicinano le elezioni del 25 settembre e con esse si avvicina l’importanza di un voto che, come la campagna elettorale che lo precede, sarà fondamentale per il futuro dei principi etici alla base della nostra società e del nostro impegno come Pro Vita & Famiglia.
C’è infatti un fil rouge che sembra unire la fine della 18esima Legislatura, questa chiamata alle urne e, di conseguenza, il taglio politico e sociale che avranno il prossimo Parlamento e il prossimo Governo. Vita, famiglia, libertà educativa, infatti, sono i princìpi non negoziabili che da sempre tuteliamo e che sono entrati prepotentemente nel dibattito pubblico e politico negli ultimi mesi. Dall’aborto alle istanze eutanasiche, dal cavallo di Troia dell’omotransfobia alle spinte per la legalizzazione delle droghe, per non parlare dell’utero in affitto e delle teorie gender nelle scuole. Sono queste le spinte che vorrebbero scardinare i princìpi cardine della nostra società e che ci chiamano dunque ad una enorme responsabilità quando ci recheremo al voto.
Ebbene sì, perché il primo e più importante appello è proprio quello di non restare indifferenti e lasciar decidere gli altri, ma prendersi il diritto/dovere di votare e contribuire alla formazione del nuovo Parlamento destinato a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni. In tempi così duri, incerti e pericolosi per i valori che più abbiamo a cuore, infatti, l’astensione sarebbe un attentato al bene comune e dunque chi intende difendere e promuovere la vita, la famiglia e la libertà educativa ha il dovere di recarsi ai seggi.
Da qui, di conseguenza, la presa di consapevolezza di cosa significa davvero difendere vita, famiglia e libertà educativa e come farlo concretamente, nonostante la complessità della scena politica attuale. Ad oggi, infatti, in Italia non sembra esserci un partito che rappresenti in toto i nostri princìpi, nonostante – per fortuna – ce ne siano alcuni che accolgono in parte o in larga parte molti dei nostri valori. Al contrario, però, esistono certamente fazioni e partiti che propongono l’esatto opposto: aborto, eutanasia, matrimonio gay, utero in affitto, indottrinamento gender, liberalizzazione della cannabis, ipersessualizzazione dei minori.
Come per le scorse elezioni politiche, poi per quelle europee e infine per le amministrative, abbiamo deciso di redigere un documento per richiamare i leader di tutti i partiti politici alla necessità di promuovere e tutelare i fondamenti del Bene Comune.
Serve infatti una rinnovata azione culturale e antropologica, che deve essere supportata proprio dalla politica, in grado di stabilire nuove priorità. Di rimettere al centro la famiglia, la vita e la libertà educativa. Su questi princìpi c’è dunque bisogno di provvedimenti concreti. Provvedimenti figli di un’inversione di tendenza, di una rivoluzione culturale. Una sorta di “rivoluzione della normalità” che miri al bene comune.
Dobbiamo inoltre prendere atto che, oramai a poche ore dal voto, solamente i partiti della coalizione di centrodestra hanno raccolto la nostra sfida per l’edificazione di una società orientata alla pace e alla giustizia, volendo sottoscrivere la nostra Carta dei Princìpi.
Staremo in guardia sull’operato di chi, come detto, da sempre si pone in aperto contrasto con i temi etici a noi cari, facendo di tutto per scongiurare qualsiasi deriva ideologica e mortifera. Allo stesso tempo, però, ci assumiamo la responsabilità - come già fatto in passato e qualsiasi sarà l’esito del voto di domenica - di controllare e vigilare sull’operato di chi ha sottoscritto questo patto valoriale, affinché davvero lo rispetti - e non prenda in giro gli italiani - per il bene della vita, della famiglia e della libertà educativa.