02/12/2023

Una ragazzina in carcere: quando lo Stato prevarica i diritti dei genitori

Gli orrori del Forteto e di Bibbiano hanno avuto una certa risonanza. Ma nella quotidianietà purtroppo il sistema di tutela dei minori tende ad essere abusante. È troppo facile, quando c'è una famiglia in crisi, che lo Stato calpesti i diritti dei genitori (in questo caso della madre) e del minore. Hanno troppo potere i consulenti che dispongono l'allontanamento del minore da quel che resta della sua famiglia. Allontanamento che di fatto è una totale privazione della libertà. 
Pubblichiamo la testimonianza di una ragazza, che per ovvi motivi di riservatezza chiamiamo con un nome di fantasia, Anna.
 
 
«Salve, mi chiamo Anna, ho 16 anni, frequento la terza liceo con ottimo profitto, mi trovano molto simpatica, faccio parte di una affiatata squadra di pallanuoto, insomma, nulla che non vada, a parte i normali problemi adolescenziali che dovrei avere.
 
E invece ho dei problemi molto più grandi di me e mi trovo ad affrontare un periodo molto difficile, perché sto cercando di riprendermi da una brutta vicenda che mi ha riguardato per quasi un anno. 
 
I miei si sono separati di comune accordo circa due anni fa perché la situazione era insostenibile, ma io e la mamma pensavamo ingenuamente che la situazione si sarebbe aggiustata più in là. Per lungo periodo ho passato senza problemi metà del mio tempo con mio padre (non riesco a dire papà dopo quello che mi ha fatto) e metà con la mia mamma.
 
Poi sono iniziati dei periodi bui per mio padre, subiva tensioni che scaricava su di me non soltanto picchiandomi, ma soprattutto ferendomi psicologicamente, dicendomi che ero stata un errore sin dalla nascita e tanto altro di molto offensivo: pensate che avevo 14 anni. 
 
Iniziai così a non volerlo più vedere e sentire e da qui iniziarono i guai per me e mia mamma.
 
Io e lei veniamo chiamate in tribunale perché mio padre accusava mia mamma di avermi messo contro di lui, cosa non vera.
Ma anche se fosse stata vera, la soluzione non doveva essere quella che leggerete.
 
Iniziano continui colloqui con i Ctu (Consulenti tecnici d’ufficio) del tribunale, tra psicologi, psicologhe, psichiatri. La prima volta però il giudice diede ragione a me, grazie anche a una Ctp (Consulente Tecnico di Parte: vorrei tanto non conoscere queste sigle) designata da mia mamma. Purtroppo i consulenti di parte costano tantissimo perché nessuna legge limita i loro tariffari. 
 
Mio padre però fece ricorso e purtroppo vinse. 
 
Risultato? 
 
Sono finita in una comunità per minorenni! 
Non mi aspettavo che a quasi 15 anni ci sarei andata, pensavo che questo ingiusto trattamento fosse riservato ai bambini, non a una persona di 15 anni e invece non è così e ho scoperto molti casi simili al mio. La comunità era ed è molto bella, nuovissima, avevo un buon rapporto con gli altri e le altre ospiti, quasi tutti e tutte della mia età, però non potevo avere liberi contatti con mia mamma perché era stata giudicata “alienante” e fesserie simili, mi era stato tolto lo smartphone, non potevo uscire da sola ma solo accompagnata da un'educatrice e solo per lo stretto necessario, per esempio per regolarmi l'apparecchio ai denti e poco altro. Per il resto niente, sempre rinchiusa, al massimo potevo andare in giardino, chiedendo il permesso, e c’erano cancelli dai quali era impossibile vedere l'esterno e viceversa. Avevo le inferriate alle finestre per non scappare, potevo seguire le lezioni solo in dad perché a scuola avrei potuto chiedere un telefono a qualche amica, niente pallanuoto, amici, amiche, solo incontri di mezz'ora al mese con mio padre e l'altra mezz'ora con mia mamma, solo in presenza di un'educatrice: un reset come lo chiamano, una bonifica. Ecco, una ragazzina in carcere. 
 
Sono entrata a Gennaio e sono uscita gli ultimi giorni di Novembre e ora non voglio mai più vedere e sentire mio padre che se non mi avesse fatto questo, forse col tempo avrei potuto pensare di rivederlo, sentirlo.
Non provo rancore perché non voglio ammalarmi, ma questo tizio deve capire che così ha peggiorato irrimediabilmente la situazione. Ciò che vorrei è dare testimonianza di quanto certe azioni da parte dei tribunali siano pericolose nei confronti di persone molto giovani, sperando che mai più avvengano queste atrocità».
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