Alex Consani si è appena aggiudicato il titolo di “Modella dell’Anno” ai Fashion Awards 2024 di Londra. Il fotomodello americano entra così – a discapito delle donne - nella storia della moda come la prima “donna transgender” a vincere tale ambizioso riconoscimento, consegnatole nella prestigiosa Royal Albert Hall. Ancora una volta dunque l’ideologia Lgbtqia+ si fa strada tra slogan, testimonial e il solito mantra dell’inclusione. Infatti a premiare la “Modella dell’Anno”, ricercatissima per le sfilate di Chanel, Stella McCartney e Victoria’s Secret, è stata - tra gli altri - Nava Mau, attrice transgender della serie Netflix Baby Reindeer. Propaganda su propaganda.
I bloccanti della pubertà a 12 anni
Alex Consani nasce, ovviamente è un uomo, in California nel 2003. Quando entra nel mondo della moda ha soltanto 12 anni, ma ha già cominciato la terapia ormonale, assumendo i bloccanti della pubertà. Così nel 2015 sottoscrive un contratto con la Slay Model Management, mentre nel 2019 approda alla celebre IMG Models, agenzia di top model da Claudia Schiffer alle sorelle Gigi e Bella Hadid. Di qui si trasferisce per motivi professionali a New York e, quando la pandemia costringe alle strade deserte anche la Grande Mela, Alex Consani apre il suo profilo TikTok. Nel giro di breve tempo ottiene milioni di visualizzazioni, al punto che Forbes la include tra le 50 “creatrici” di moda più influenti. Con quasi 4 milioni di follower sfila per Tom Ford nel 2021, poi per Chanel, Stella McCartney, Alexander McQueen, Versace, Ferragamo, Moschino, Etro e Victoria’s Secret, quest’ultimo brand – tra l’altro - vanta tra le sue fila anche la prima modella transgender in lingerie, Valentina Sampaio.
Donne discriminate: dallo sport alla moda
A pagare le spese della vittoria del titolo di “Modella dell’Anno” da parte di Alex Consani sono in primo luogo proprio le stesse donne, ancora una volta discriminate ed emarginate, svilite nella propria dignità femminile. Travalicando le stesse istanze femministe, l’ideologia di genere propagandata dalle lobby Lgbtq+ non si fa infatti alcuno scrupolo di violare e offendere la dignità del gentil sesso. Tra gli episodi emblematici più recenti basti ricordare che “Miss Olanda 2023” è stata Rikkie Valerie Kollé, un uomo di 22 anni che ha cominciato il suo percorso di transizione di genere a soli 16 anni. E ancora, passando al mondo dello sport, sarebbero oltre 800 le medaglie indebitamente sottratte dagli atleti “trans” alle donne nelle competizioni femminili in 29 sport differenti. D’altra parte, anche rispetto alle ultime Olimpiadi di Parigi, sono ancora negli occhi di tutti le lacrime dell’atleta Angela Carini dopo i violenti pugni sferrati da Imane Khelif – donna ma con elevatissimi livelli di testosterone - che l’hanno indotta ad abbandonare il ring poco dopo il fischio d’inizio del match. Così la pugile algerina si è guadagnata una medaglia d’oro nella categoria del pugilato femminile, nonostante, appunto, la quantità di testosterone nell’organismo che in passato l’avevamo portata all’esclusione da altre competizioni. Un caso ancora più eclatante – che va avanti, ahinoi, da anni – è poi quello dell’italiana e atleta trans ipovedente Valentina Petrillo, che ha partecipato alla Paralimpiadi di Parigi 2024 e nel corso della sua carriera da transgender ha già ampiamente goduto di un vantaggio immeritato in termini competitivi sulle atlete donne, che si trovano così a essere penalizzate in partenza. Tra moda e sport, dunque, le donne vengono continuamente svilite e discriminate da quell’ideologia che vorrebbe proprio far credere – falsamente – di tutelare le diversità e includere tutti, ma finisce soltanto per creare categorie di persone privilegiate e appiattire le vere, naturali e arricchenti differenze biologiche tra uomini e donne.