«Siamo alle limature finali del Family Act, è un progetto ambizioso che cambia il paradigma attraverso il quale si guardano le politiche familiari. Lo avremo a breve». Queste le parole con cui nelle scorse ore Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità e la famiglia nel governo Conte, ha non senza una certa enfasi annunciato il varo, appunto, del «Family act». Di cosa si tratta?
In breve, di un disegno di legge contenente varie misure a supporto delle politiche familiari; misure che riguardano la previsione di un assegno per ciascun figlio a carico, regole più chiare per i congedi parentali, contributi che dovrebbero a coprire anche l’intera retta degli asili nido e, da ultimo, agevolazioni fiscali per aiutare le giovani coppie a pagare l’affitto della casa. Un vero e proprio pacchetto, insomma, di politiche familiari.
Eppure in ambito pro family tale novità viene per il momento accolta con soddisfazione mista a prudenza. «Come sempre, per serietà, attendiamo di leggere testi ufficiali», è stato per esempio il commento di Gigi de Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, il quale ha anche aggiunto: «Va detto che quanto varato dall’Esecutivo è, al momento, solo il primo tassello per l’istituzione vera e propria dell’assegno per figlio, proposta che il Forum delle Associazioni Familiari sostiene, ormai, da anni».
Ragioni di cautela, in effetti, non mancano. Tanto per cominciare perché pare proprio si tratti, più che di una legge vera e propria, di un disegno di legge delega; il Parlamento sarà quindi chiamato a fissare principi e criteri direttivi, facendo legge delega. Successivamente, il governo dovrà poi fare una serie di decreti delegati. Quindi, per vedere bene le misure in quesitone bisognerà aspettare. Senza considerare – ed è un elemento di non poco conto – che finora non si è praticamente affrontato il tema economico.
Quanti aiuti, in concreto, verranno quindi devoluti alle famiglie? Non si sa. Il che non è affatto un dettaglio, dal momento che, se per esempio quella di un assegno per ciascun figlio a carico è senza dubbio una buona idea, va anche detto che è l’ammontare effettivo di detto assegno, ciò che fa capire se si stia parlando di un aiuto concreto o solo di pannicelli caldi. Allo stesso modo, ci sarà da capire se – come pare verosimile – si toglieranno gli Anf, acronimo che sta per Assegni Nucleo Familiare, e le detrazioni per sostituirli con un assegno unico; e se questo sarà conteggiato nel reddito o meno. Insomma, le «incognite tecniche» non sono poche. C’è però anche un dato politico che non può non essere considerato e che, anzi, forse prevale sugli altri fin qui descritti.
Ci si riferisce al fatto che lo stesso governo e la stessa maggioranza al lavoro per il «Family act», sono al lavoro anche per un disegno di legge – come ormai noto – contro l’omotransfobia. Il che è abbastanza sospetto, se non del tutto contraddittorio dato che non si capisce il senso di stanziare degli aiuti (sempre se aiuti davvero saranno), al tempo stesso lavorando per mettere il bavaglio a chi la famiglia intende difenderla e promuoverla sul piano culturale, che rispetto agli altri non è meno importante, anzi.
Da questo punto di vista, c’è insomma il rischio che «Family act» possa rivelarsi una sorta di arma di distrazione di massa per attutire lo scandalo di una norma liberticida, con pesanti risvolti intimidatori per chiunque abbia a cuore il primato della famiglia naturale. Paure infondate? Esagerazioni? Tempo poche settimane e lo sapremo. Naturalmente, l’auspicio è che la legge contro l’omotransfobia venga affossata e che il «Family act» si riveli qualcosa di rivoluzionario. Ma per il momento è bene restare cauti dato che, specie con certi politici, fidarsi è bene ma, ammonisce l’antico adagio, non fidarsi è meglio.