09/11/2012

Vescovi dello Sri Lanka: contro l’aborto, giornata per i bambini non nati

La Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl) dedicherà il prossimo 11 novembre ai bambini non nati, per protestare contro la volontà del governo di legalizzare l’aborto. I vescovi invitano i fedeli di tutte le diocesi – in particolare adolescenti, giovani, famiglie e medici – a pregare e organizzare incontri per sensibilizzare sul tema. Inoltre, la Cbcsl ha deciso di allestire delle collette in ogni parrocchia, per destinare il ricavato alle madri sole o a quelle famiglie che stanno decidendo se abortire o meno. I vescovi annunciano anche che “se tale proposta sarà presentata in Parlamento, nella stessa settimana dimostreremo in modo pacifico contro di essa, indossando una banda nera sui nostri vestiti”.

Tissa Karaliyadda, ministro per lo Sviluppo del bambino e della donna, ha decido di rendere legale l’aborto “solo” per le minorenni vittime di stupro; per i concepimenti frutto di incesto; per feti con deformazioni fisiche.

“Per la Chiesa – sottolineano i vescovi nel comunicato ufficiale – anche l’aborto di un feto frutto di stupro, incesto o disabile è un omicidio terribile di un essere umano innocente, senza voce e indifeso. Per questo, vogliamo condannare nei termini più duri possibili un simile processo di legalizzazione, anche per quei casi eccezionali che possono attrarre l’empatia e la solidarietà della gente”.

“Ogni aborto – prosegue la Cbcsl -, che è un rifiuto della vita, è un’interferenza criminale e un infrangere i piani di Dio per qualunque essere umano. Da sempre la Chiesa condanna l’aborto, e qualunque sia la giustificazione dietro un atto del genere, esso dovrebbe essere considerato un peccato grave, indifendibile da tutte le istituzioni e tutti gli individui”.

Nonostante l’aborto sia illegale nel Paese, negli ultimi anni lo Sri Lanka Family Health Bureau (un organismo creato dal ministero della Salute, ndr) ha registrato un aumento dei casi: nel 2008 vi erano circa 700 casi al giorno, per 250mila l’anno; nel 2011 sono saliti a mille, per un totale di 300mila interruzioni di gravidanza l’anno.

di Melani Manel Perera

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