Il 9 Luglio scorso è comparsa una foto alquanto inquietante sul profilo facebook di Britain First direttamente correlato al notissimo sito inglese www.britainfirst.org, in cui si chiedeva in maniera laconica e del tutto diretta, un parere su una immagine recante i disegni di una paginetta di un libro di educazione sessuale per bambini.
Il titolo apparso sopra l’immagine recita:
”Materiale per l’Educazione Sessuale approvato per i bambini di 5 anni”
Nello specifico la vignetta riporta chiaramente e in maniera molto concentrata alcune definizioni.
Si legge per esempio:
“mentre si coccolavano, il pene di tuo papà entrava dolcemente nella vagina di tua mamma e lo sperma è fluito all’interno!”
Oppure in basso:
“Descrivere un orgasmo: è una sensazione difficile da descrivere, ma si può immaginare una sorta di formicolio o dolce solletico che inizia nello stomaco e si diffonde dappertutto, ecco questo vi darà un’idea di cosa vuol dire”.
Una becera prova di translitterare in parole ciò che invece è pura emozione e che, ovviamente, non descrivibile; quasi un invito alla prova!
Ma la vignetta va oltre; descrive anche eventuali attrazioni omosessuali dei bambini riferibili sia al fatto di guardare il corpo di altri bambini/bambine sia al fatto di toccarlo, che (riferisce l’immagine) non sono nulla di male e che sono una sorta di ‘esplorazione’ .
Nella vignetta fanno bella mostra, al centro in basso, delle definizioni di un fantomatico quanto surreale glossario in cui si spiega dettagliatamente i termini “erezione, masturbazione, nuovamente il termine orgasmo e prostituta”.
Ovviamente come si poteva immaginare, il post sulla Pagina Facebook di Britain First è stato preso d’assalto da migliaia di risposte in cui il comune denominatore è un secco “NO!” al libro di educazione sessuale mentre il resto dei commenti non sono riproponibili per la ‘verve’ colorita delle parole utilizzate.
Anche in Gran Bretagna quindi, le coscienze iniziano a risvegliarsi anche se, ormai, in quel paese la normativa è molto restrittiva e denunciare un fatto del genere può portare alla cancellazione della pagina o addirittura a dei procedimenti penali a carico di chi ha avuto la forza di rendere pubbliche queste amenità.
In Italia siamo ancora in tempo e anche se lo scorso inverno in alcune scuole materne ed elementari sono comparsi alcuni volumetti simili: i genitori e gli insegnanti si sono fatti sentire e – anche grazie alle denunce di Pro Vita e dei Giuristi per la Vita – sono stati rimandati al mittente (l’UNAR, ufficio ministeriale che li aveva commissionati) i famigerati libretti prodotti con i soldi del contribuente.
Redazione