La 44esima edizione della Marcia per la Vita di Washington, il prossimo 27 gennaio, avrà un testimonial d’eccezione: il giocatore di football americano della Baltimore Ravens Benjamin Watson.
Watson, giocatore dal fisico possente, non ha dubbi sul fatto che la vita va protetta «dalla nascita fino alla morte naturale»: quindi niente aborti, niente eutanasia, ma anche un fermo «No» a comportamenti lesivi della dignità della persona (droga, per esempio) e di matrice ideologica, come i dettami Lgbt.
Watson non è nuovo ad affermazioni in favore della vita: spesso ha parlato contro l’aborto, sottolineando anche come esso venga sovente usato per progetti di pianificazione familiare e contro le persone di colore.
Inoltre, ha affermato in un’intervista al Turning Point Pregnancy Resource Center: «Un sacco di volte le persone ai margini sono quelle che soffrono di più, ed è così che i bambini che non sono ancora nati e gli anziani sono quelli che verranno lanciati a parte». Per proseguire affermando che la vita ha un valore in sé, indipendentemente dalle condizioni esterne.
Una convinzione, questa, che non rimane a livello di discorso ma che si fa carne nella sua quotidianità e che lo ha portato a convincere un compagno di squadra a non cedere all’aborto, bensì a scegliere per la vita. Ha affermato ancora Watson: «Negli ultimi anni sono considerato come il “vecchio” dello spogliatoio, perché sono sposato da dieci anni e ho 5 figli».
Watson spezza anche una lancia in favore degli uomini e vede nella mascolinità e nella disponibilità a diventare padri due ingredienti importanti nella costruzione di una cultura della vita. Infatti, «un sacco di donne non avrebbero abortito se gli uomini si prendessero la responsabilità che biologicamente hanno» e le donne hanno bisogno di un aiuto emotivo durante la gravidanza, così come è necessario essere in due per crescere un figlio.
Sentire parole di questo tipo, pronunciate con coraggio da un giocatore di football americano, riempie veramente il cuore di speranza: la vita vince... sempre!
Teresa Moro
Fonte: LifeNews