La medicina “vera” è cultura della vita, in grado di dare speranza concreta a chi troppo facilmente viene posto davanti alla prospettiva dell’aborto terapeutico.
Abbiamo più volte parlato del lavoro meraviglioso condotto al Policlinico Gemelli di Roma.
Anche una serie di documentari della PBS, in America, racconta storie di bambini non ancora nati che – vivaddio – sono trattati, curati e salvati come qualsiasi altro paziente, la cui vita è sacra, da chi pratica davvero la medicina.
«Vedere Lyna , di venti mesi, vibrante ed energica, perfettamente normale, grazie a Dio, è un miracolo», ha detto la madre, Tammy Gonzalez. Durante la gravidanza, i medici hanno scoperto un tumore delle dimensioni di una palla da tennis che cresceva sulla bocca della bimba. I medici hanno detto a Tammy che c’erano poche possibilità che la bimba sarebbe sopravvissuta alla nascita e, se lo avesse fatto, avrebbe avuto bisogno di una tracheotomia immediata e poi di chissà quanti interventi chirurgici. Il feto (sic!) doveva essere eliminato.
Dopo una ricerca affannosa e molto male al cuore, Tammy ha trovato aiuto all’Università di Miami, Jackson Memorial, dove il chirurgo Ruben Quintero – un pioniere nel campo della medicina fetale – ha operato la bambina in utero. L’utilizzo di un endoscopio guidato da ultrasuoni ha permesso il primo intervento di questo genere. Il tumore è stato efficacemente rimosso.
Dai tempi dell’operazione del piccolo Samuel, la cui manina “The Hand of Hope” (nella foto sopra) fece il giro del web, non sono passati neanche vent’anni (era il 1999), ma i progressi della scienza vera, della buona scienza, sono enormi.
Redazione
Fonte: NationalRighttoLifeNews