Una bella vittoria della vita è stata registrata pochi giorni fa nel piccolo paese centro americano di El Salvador, uno dei paesi più pro vita al mondo, e perciò uno dei più bistrattati dalla propaganda mortifera e dagli organismi internazionali che la sostengono.
E mentre eravamo in trepidazione per la vita del povero Alfie, El Salvador ha chiuso la legislatura senza che si discutesse la proposta di una nuova legge sull’aborto. Da tempo premono per liberalizzarlo, visto che lì la normativa è molto resrittiva.
Il nuovo Parlamento si insedierà il primo maggio e il partito di maggioranza, l’Alleanza repubblicana nazionalista (ARENA), dovrebbe essere favorevole la protezione del nascituro dalla violenza dell’aborto.
E’ stato il popolo salvadoregno, un popolo pro vita, che ha convinto il parlamento uscente a non mettere mano alla modifica della legge sull’aborto – per non pagarne le spese in termini di consenso popolare – con grave scorno del Centro per i diritti riproduttivi (CRR), Human Rights Watch e Ipas. Ormai abbiamo imparato che i cultori della morte non credono affatto nel valore della democrazia. Se ne riempiono la bocca per darsi lustro, ma all’atto pratico la considerano solo se i popoli abbracciano le ideologie devastanti che essi promuovono (abortismo, eutanasismo, gender...).
Julia Regina de Cardenal, presidente di Yes to Life Foundation, che in passato è stata l’artefice della modifica della costituzione che protegge i bambini nel grembo materno, ha denunciato le interferenze internazionali delle lobby mortifere. Ha anche chiesto al procuratore per la difesa dei diritti umani, Raquel Caballero, di indagare sul finanziamento delle organizzazioni pro morte: legalizzare l’aborto è puro interesse degli stranieri non interesse nazionale del popolo salvadoregno.
Le organizzazioni abortiste hanno il sostegno esplicito dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad al-Hussein, ma – per ammissione di un deputato abortista, Johnny Wright Sol, ai legislatori manca la pressione da parte della società civile: cioè – ribadiamo – il popolo è pro vita.
Se ne facessero una ragione e la piantassero con le fake news su “donne arrestate per aborto spontaneo” o altro: ne abbiamo bevute per 40 anni di bugie tese a liberalizzare l’aborto: ora abbiamo imparato a sentirne il sapore amaro.
Redazione
Fonte: National Right to Life