Una politica economica a misura di famiglia, che favorisca in primo luogo le madri lavoratrici. Questo e molti altri temi saranno avanzati dal Movimento Cristiano Lavoratori in occasione del Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi. Intervistato da Pro Vita, il presidente di Mcl, Carlo Costalli, ha spiegato qual è la posta in gioco per il Paese in termini di famiglia e di lavoro.
Anche il Mcl sarà presente con una sua delegazione al Congresso Mondiale delle Famiglie: che contributo darà?
«Le questioni sul tappeto sono le stesse di cui parliamo da tempo – purtroppo inascoltati – e debbo dire che, in teoria, sulle questioni di principio che riguardano il valore e la necessità di sostenere le famiglie italiane con politiche adeguate, sia sul piano sociale sia fiscale, siamo sempre tutti d’accordo. Nei fatti, invece, dobbiamo constatare come si trovino sempre corsie preferenziali e soldi per altro (penso alle unioni gay e a una serie di altre leggi non urgenti, oltre ai non pochi salvataggi alle banche degli ultimi periodi), tranne che per riempire di contenuti le politiche familiari che, a dispetto delle affermazioni di principio, risultano del tutto inadeguate, per non dire inesistenti. Sembra che per la famiglia non si trovi mai il momento giusto».
Famiglia e lavoro sono due ambiti fortemente legati: il Mcl cosa propone per le famiglie italiane?
«Lo vado dicendo da tempo: il tema del lavoro è un tema troppo spesso affrontato senza tenere nella dovuta considerazione la persona, né il nucleo familiare in cui è inserita, né le sue esigenze, come se i lavoratori e le lavoratrici non fossero anche mariti e mogli, padri e madri. È tempo di cambiare marcia: bisogna passare dal tutelare il lavoratore nel suo posto di lavoro al tutelare il lavoratore in quanto soggetto sociale. Sono necessarie politiche attive del lavoro che sostengano allo stesso tempo la famiglia: minare la famiglia, sulla scia di ideologie disumanizzanti, rende fragile lo stesso lavoro e, quindi, mina nel profondo lo stesso tessuto sociale».
Al Congresso, assieme a numerosi altri politici, saranno presenti il vicepremier Salvini e i ministri Bussetti e Fontana: in che rapporti è il Mcl con l’attuale governo? Lancerete all’esecutivo qualche appello o proposta in occasione del Congresso di Verona?
«Ritengo molto importante la presenza annunciata dei numerosi politici che verranno a confrontarsi con noi su un tema così delicato e finora “dimenticato”. Considero particolarmente significativa la presenza, oltre ai ministri, del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani. Quanto ai nostri rapporti con il governo, abbiamo ormai avviato un confronto franco e trasparente, che ha avuto il momento di maggiore intensità con la presenza del premier Giuseppe Conte al nostro XIII Congresso, a gennaio, durante il quale il presidente del Consiglio ha tenuto un lungo e articolato intervento auspicando un confronto col mondo cattolico anche quando “non siete d’accordo”. Parole significative, che stanno a sottolineare chiaramente i nostri ben noti ‘distinguo’ rispetto all’azione del governo, al quale contestiamo la scelta di perseguire una politica assistenziale, con il reddito di cittadinanza, a scapito di una politica basata sugli investimenti, che sarebbe invece indispensabile per incentivare crescita e lavoro. Così come non siamo d’accordo sul blocco delle grandi opere, a partire dal Tav: tutte scelte che, rallentando la crescita e conseguentemente l’occupazione, vanno nella direzione sbagliata.
Al governo chiederemo politiche adeguate, che mettano al centro del dibattito la famiglia, schiacciata oggi dalle difficoltà economiche e da un fisco iniquo. Confidiamo che si possa fare finalmente un passo in avanti verso un fisco a misura di famiglia: il “fattore famiglia” che chiediamo da anni non è un aiuto alle famiglie ma giustizia fiscale, il superamento di una discriminazione che dura da troppo tempo. Per non parlare del lavoro femminile, tuttora pesantemente penalizzato e non supportato da adeguati livelli di servizi alla persona, con inevitabili pesanti ricadute sulla famiglia».
Sono ormai almeno tre decenni che si parla di crisi demografica per l’Italia: a suo avviso, è un problema economico o, piuttosto, culturale?
«Qui, a mio avviso, giocano entrambi gli aspetti che, peraltro, sono strettamente interconnessi. Il lavoro delle donne, come dicevo, dovrebbe essere considerato anche in funzione delle esigenze familiari, soprattutto se madri: abbiamo un tasso di denatalità preoccupante, ma se non si pensa a un sostegno vero alle lavoratrici con figli, sarà solo un dato destinato a crescere esponenzialmente».
Non mancherà a Verona una folta rappresentanza di politici stranieri da ogni angolo della terra: c’è un Paese (o più d’uno) che lei indicherebbe come esempio da seguire in fatto di politiche familiari?
«Le peculiarità del nostro Paese sono tali e tante che è difficile indicare un “Paese modello” cui fare riferimento, né sarebbe pensabile implementare tout court modelli che magari, altrove, sono risultati vincenti. Mi sembra cosa più utile e sensata, allora, fare un ragionamento politico sull’Europa. Ci avviciniamo infatti alle elezioni europee e, questo delle politiche familiari, è un tema cardine, che senz’altro porteremo in campagna elettorale: vogliamo un’Europa più attenta al lavoro, alla famiglia, ai corpi intermedi. Un’Europa che dovrebbe rappresentare un modello di riferimento per tutti i Paesi grazie a una nuova centralità dei temi legati alla persona e alla qualità della vita: un’Europa, insomma, che sappia tradursi nei fatti, prima ancora che nelle dichiarazioni di principio, in un vero pilastro sociale».
Luca Marcolivio